Il 14 maggio è scaduto il tempo utile per mandare le opinioni alla commissione della UE che sta lavorando alle nuove norme sulle fragranze. Servirà a poco, ma nel dubbio ho mandato anche qualche mia opinione,limitandomi agli aspetti economici:
14 Marzo 2014,
Gentili membri della Commissione Fragranze,
colgo il vostro invito ad esprimere pareri sulla “”fattibilità delle modifiche proposte””
““Competitività, mercati e commercio,””
Le proposte di modifica ucciderebbero la competitività, intesa come pricipio di diversificazione concorrenziale , e quindi plurimo e distribuito, della produzione. Al contrario, la loro formulazione avvierebbe fatalmente un processo di concentrazione (trust) a breve/medio termine. Il fatto è dovuto principalmente a 1) I maggiori costi produttivi per unità di prodotto visto l'aumento vertiginoso delle procedure necessarie per unità di prodotto (esperto esterno che certifica la sicurezza di ogni prodotto, Gc-ms per ogni prodotto,ecc.ecc.) , costi sostenibili solo da chi ha maggiori capitali 2) La proibizione/limitazione di molecole aromatiche da un vantaggio competitivo implicito per chi dispone di unità di ricerca/sviluppo di consistenza,possibili solo in grandi aziende che così vedranno aumentare le loro quote di mercato poiché soli potranno condizionare il mercato delle molecole alternative non esistenti in natura o comunque adattare e processare , adeguandole, le esistenti (ad esempio detrpenazione/dechetonizzazione/detujonizzazione,ecc). Sono procedimenti spesso alla portata di poche grandi aziende di aromi chimici nel mondo e di qualche grande casa di profumi/cosmetici. A questo si potrebbe ovviare soltanto limitando al massimo le proibizioni di molecole (magari ai soli certi agenti cancerogeni e ai pochi forti allergizzanti) e sviluppare la cultura e gli obblighi dell'etichettatura e dell'uso, nella produzione, di antiossidanti naturali o di sintesi.
Dal combinato disposto di a) ulteriore restrizione di molecole naturali e b) aumento dei costi di certificazione per prodotto, risulteranno vincenti :
1)Le grandi case (non solo europee...) di aromachemicals
2)Pochi grandi case (non solo europee...) di profumi/cosmetici
Invece, verranno semidistrutte:
- Le realtà agricole,distributive e produttive attinenti la materia naturale aromatica (di cui molti stati europei sono ricchi)
- Le piccole e medie case produttrici in generale,numerose in molti stati europei. Questo porterebbe ad una ristretta concentrazione economica e territoriale della ricchezza e del lavoro.
“”costi diretti e indiretti per le imprese, comprese le PMI,””
Le nuove regole che sono ventilate sembrano fatte apposta per selezionare spietatamente fra le PMI e lasciare un grande vantaggio alle grandi compagnie. Sapete che in giro si sta malignando che a Bruxelles vivono 15.000 lobbysti e che sulle fragranze molti di loro in questo periodo si stanno dando da fare...I più maligni sostengono che in seguito alle nuove norme, a breve solo 3- 4 grandi brand aromachemicals del pianeta e 3-4 grandi case di cosmetici/profumi sopravviveranno e si spartiranno un gigantesco mercato da migliaia di miliardi di valore. Il modo migliore per mettere in silenzio queste voci è di non adottare regole che facciano chiudere in un botto migliaia di PMI agricole,cosmetiche e distributive con carichi procedurali costosi. E' sufficiente imporre etichettature serie e fare controlli a campione sulle composizioni dei prodotti, con sanzioni proporzionate nel caso di irregolarità, e il mercato e i produttori sapranno trovare il modo di adeguarsi senza danni per le loro attività.
“”regioni, settori o lavoratori,””
Il settore agricolo di Germania,Francia,Italia,Spagna,Croazia,ecc subirebbe un forte danno dalle limitazioni/proibizioni di ingredienti come : muschio di quercia,lavanda,agrumi,rosa,iris, narciso,artemisia,ginestra,cisto,ecc.ecc. Materiali naturali di primaria importanza per gli oli esssenziali e le essenze per industria cosmetica.
Ugualmente,tanti piccoli e medi produttori locali vocati a mercati di prossimità sul territorio, con prodotti per linee naturali, scomparirebbero. Stessa cosa per la distribuzione attinente. In Europa il danno locale complessivo (si pensi al Sud della Francia o dell'Italia) sarebbe notevole.
“”i paesi terzi e le relazioni internazionali,””
- IL mercato del naturale si sbilancerebbe con forti richieste verso i paesi già ben posizionati come India,Cina,Marocco,Turchia,Madagascar,ecc, col risultato di togliere ingenti somme dall'Europa per portarle altrove. Ed in questo processo l'unico guadagno in questo taglio del naturale sarebbe per poche marche di aromi chimici, ma non potrebbe assolutamente compensare la perdita economica e di diffusione territoriale di ricchezza e lavoro che si avrebbe. Qualche migliaio di eventuali posti in più in poche fabbriche europee non sono confrontabili con le decine di migliaia di perdita di posti di lavoro in ampie regioni. Regioni in cui fra l'altro la tradizione è vecchia di secoli e le famiglie si adattano a vivere col poco che viene dalle loro coltivazioni.“”contesto macroeconomico””
- Onestamente, la ratio di tutti questi processi che si stanno mettendo in moto sul versante delle fragranze, difficilmente vedrebbe un esito diverso da grandi concentrazioni vincenti di cui,alla fine, poche saranno le realtà europee. Andrà meglio ad USA ed India/Cina.
- Mentre la battaglia della ricchezza e specificità naturale europea potrebbe riservarci ancora soddisfazioni, l'approccio punitivo simil-IFRA è destinato a consegnare in mano ad interessi non europei quel che invece dovrebbe restare in mano nostra. Cioè, l'arte e la professione di far fragranze soprattutto grazie a materie naturali. Soprattutto grazie a produzione e distribuzione diffuse, perequate e non concentrate. Soprattutto alla tradizione consolidata e non all'improvvisazione dei nuovi arrivati. Soprattutto a tanti e non a pochi. Soprattutto a tutti gli interessi e non solo ai grandi interessi.
Saluti e buon lavoro,